Il Filo del Nulla

                

 


 

 

Alessandro Pomponi

Sin da bambino Alessandro ha amato l’arte in tutte le sue manifestazioni. Si può dire che la sua passione sia nata insieme a lui, e già dai tempi del liceo artistico ha iniziato a distillare il suo pensiero, identificando  nell’arte contemporanea il logico e promettente rinnovamento dell’arte antica.

In modo aperto e creativo ha affinato nel tempo la sua naturale sensibilità, mescolando culture ed epoche. Nascono le sue passioni: il “primitivo” (come collezionista di arte tribale), l’”espressione creativa dell’essere umano moderno e contemporaneo” (come collezionista di arte pittorica) e l’”antico” (come collezionista di antichi biglietti da visita).

Tali influenze, insieme al gusto di rileggere controcorrente le tendenze contemporanee, lo hanno portato a sintetizzare, guardando sempre oltre, una visione artistica originale. Egli è stato un precursore di quella che oggi è diventata una cultura condivisa e di tendenza: il riuso o riciclo dei materiali.

Mantenendo sempre un attento legame con il passato, ha coltivato per molti anni la sua visione limpida e moderna, presentandosi al pubblico solo nel 2008 a esibire le sue “accumulazioni” e quindi a proporre le proprie idee.

 

La sua visione: il Postrealismo

Alessandro Pomponi è un “accumulatore”. Egli ricerca, ricicla e “mette insieme” materiali densi di simbologia, uniti da stile e caratteristiche uniche e autentiche. Lungo il percorso di realizzazione dell’atto creativo lascia emergere dal nulla l’anima dell’opera, il titolo (spesso ironico): un’eco di rivelazioni lontane e singolari, un rito magico evocato da trapano, sega, pinze e martello.

Lo stile è libero da ogni pressione stilistica, le idee ricordano le opere dadaiste, del Nouveau Realisme e dell’italiano Enrico Bay, la tecnica usata è di stile “rustico”, “grezzo”, “selvaggio”, “primitivo”.

Egli utilizza  il legno e il ferro. E’ ferro arrugginito, antico, che lascia riaffiorare il passato e viene proiettato dall’artista nel futuro. Le opere richiamano il rito primitivo e l’arte tribale, in particolare il feticcio. La sua espressione artistica è arte enigmatica, magica, intrigante e simbolica. E’ arte da decifrare, che egli stesso ha definito “postrealismo”.

Il fulcro della sua azione creativa è la strasfigurazione degli oggetti. Egli parte dal riciclo di oggetti di uso quotidiano ormai inservibili, mescolandoli ad elementi quali ferri vecchi, fili di rame, fili elettrici, utensili, ecc. Il colore, quando usato, viene sgocciolato, come se sgorgasse dalle viscere del legno e dagli oggetti.

Particolare e originale è l’uso frequente che egli fa dei chiodi: piccoli, grandi, antichi, infilati nel legno come se dovessero indicare un trofeo, un desiderio, un voto, o far ricordare un evento, una storia importante fermata in quel momento. La manualità artigianale espressa nelle opere di Alessandro riporta all’assemblaggio primitivo usato nelle statue dei popoli tribali.

E’ attraverso “l’incontro” con le singole parti e l’accumulo sapiente che, oggetti che fino a poco prima apparivano banali e ormai inutili, tornano a ri-vivere come parti vibranti di un unicum a cui è stato donato il soffio vitale dell’opera d’arte.

Come direbbe Alessandro: “La sensibilità è l'arte del cuore e il cuore dell'arte”.

 

  

 

 

 

Riferimenti

Robert
Rauschenberg

 

 Il pensiero di
Giuseppe Bellucci
“I chiodi nell’etnografia antica e contemporanea”